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Approfondimenti su strumenti, software e tecniche usate nel campo degli arrangiamenti e della produzione musicale.

Il Delay (seconda parte) – i suoi parametri

IL DELAY – 2° Parte

I suoi parametri

di Lorenzo Sebastiani

 

Ciao,

Esaminiamo ora i vari parametri che costituiscono un delay digitale, il primo è il “Delay Time”.
Questo valore è visualizzabile in millisecondi o in divisioni metriche musicali (come ad esempio quarti, ottavi, sedicesimi di battuta).
In quest’ultimo caso è necessario conoscere la velocità del brano, impostandola manualmente. Nel caso di un plug in (un effetto applicato all’interno di un software di creazione musicale) la velocità verrà riconosciuta automaticamente dal programma.

Esistono metriche musicali particolari, come ad esempio “1/8 T” (dove T sta per “terzina”) o “1/8 ” (dove per punto si intende il valore musicale, quindi 1/8 + 1/16).
Per ottenere effetti particolari dall’uso del delay a volte è necessario utilizzare delay stereo e selezionare due “time” diversi per ogni canale come ad esempio 1/4 e 1/8 o 1/4 e 1/8 T.
Si possono creare effetti molto interessanti aprendo tra l’altro il suono in maniera più stereofonica.
Un altro parametro presente, come nel riverbero, è il rapporto “Dry/Wet”.
Stabilisce la relazione tra il suono originale e quello “effettato”, in questo caso il ritardo provocato dal delay.
Un parametro “esclusivo” invece è il “feedback” (retroazione) e determina la quantità di segnale “effettato” che ritorna al punto di partenza e quindi da ritardare successivamente.
(fig. 2)

i delay parametri

Impostando il feedback a zero verrà semplicemente creata una copia del segnale originale, ritardata e aggiunta al segnale originale. Aumentando il valore di feedback il suono ritardato verrà reindirizzato ancora una volta al delay, che lo ritarderà ulteriormente, creando quindi un numero elevato di ritardi. Un valore di feedback estremamente elevato può provocare un “loop delay”.
Si tratta di riflessioni che aumentano il volume ogni volta che si creano, per via della sovrapposizione dei ritardi.
In alcuni casi, come nella jungle music questo effetto che può rappresentare anche un errore, viene enfatizzato e utilizzato come uno stile particolare.
Possiamo quindi definire il feedback come la quantità di ripetizioni create da un delay, anche se sappiamo che ogni ripetizione è diversa dall’altra in quanto somma di una o più somme.

In alcuni modelli di delay è presente anche un equalizzatore. Di norma esso interviene esclusivamente sulle ripetizioni, mantenendo quindi invariato il suono originale (dry). Equalizzando le ripetizioni in maniera diversa al suono originale, ad esempio “tagliando” o attenuando le frequenze superiori 4-5 KHz è possibile ottenere un suono meno “invadente”, permettendo di conseguenza l’utilizzo di un feedback più elevato.
Questo è dovuto al fatto che i delay avranno in questo modo uno spettro sonoro più esile creando una sorta di coda impercettibile ma evidente come sustain o decay del suono originale.
Se vogliamo invece evitare confusione sulle frequenze basse possiamo tagliarle, ad esempio utilizzando un filtro passa alto, rendendo così il suono dell’effetto più leggibile.

 


 

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